Dare e accettare

L’aveva vista arrivare. Con lo sguardo che si allargava libero tra le chincaglierie e le stoffe colorate di quella fiera notturna.
Era molto carina e semplice con il volto pieno di lentiggini e i capelli fissati da una molletta a forma di fiore. Gli occhi erano segnati dal trucco un po’ sbavato per la serata trascorsa: doveva essersi divertita.
Sorrise tra sé. Alla sua bellezza. Alla sua giovinezza. Alla sua semplicità.
E le mani non stavano ferme, continuavano incessanti a mescolare le lame. Un movimento lento. Mentre gli occhi non smettevano di fissare quella ragazza apparentemente persa nella notte. Inebriata di musica. Piena di vita. Purtroppo senza saperlo.
Lei, invece, lo sapeva. Glielo avevano detto le carte quando le aveva interrogate.
Come sapeva che sarebbe riuscita a farla sedere lì di fronte a lei.
Perché le doveva dire quello che era. Quello che lei già aveva visto.
Ma soprattutto le doveva consegnare quel che da un po’ custodiva.
Questa volta aveva la sensazione che lei fosse la persona giusta. Non solamente perché glielo avevano detto o perché quella poteva essere una possibilità. Lei sentiva che era così. Ma solo dopo averle fatto le carte ne sarebbe potuta essere certa.
E anche allora lei avrebbe potuto scegliere di non vivere quello che era destinata a essere.
In quel caso non avrebbe potuto fare nulla.
Tutti gli altri avrebbero dovuto accettare.
Il libero arbitrio avrebbe avuto comunque e sempre l’ultima parola.

 

 

L’Imperatrice

Esplosione creativa, espressività.

Tutto quello che si è accumulato nel grado precedente (la Papessa) esplode in modo fulmineo, senza sapere dove dirigersi. […] è l’uovo che si schiude alla vita e lascia uscire il pulcino.

Alejandro Jodorowsky

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